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Lesioni stress osseo corridori

Gestione e prevenzione delle lesioni da stress osseo nei corridori di lunga distanza

La gestione delle lesioni da stress osseo richiede un periodo di riposo dalle attività che causano il danno, per permettere al tessuto di guarire e evitare che la patologia si aggravi ulteriormente.

I corridori di lunga distanza sono sottoposti a un carico continuo e ripetitivo sulle articolazioni e sulle ossa degli arti inferiori, che aumenta il rischio di infortuni da overuse; nel caso del tessuto osseo si parla di le lesioni ossee da stress. Queste problematiche inizialmente sono una risposta infiammatoria da stress del tessuto, ma possono degenerare in micro-fratture e, infine, in una frattura ossea vera e propria. Le lesioni ossee da stress sono causate da un’eccessiva sollecitazione del tessuto, che diventa incapace di sopportare lo stress del carico ripetitivo; il corridore che ne è soggetto avvertirà dolore, gonfiore e limitazione del movimento. Queste problematiche costituiscono una fonte di preoccupazione per chi corre lunghe distanze, non solo per la loro frequenza, ma anche per la loro tendenza a recidivare. La gestione e la prevenzione di queste lesioni è essenziale per la salute e la performance del corridore.

Patofisiologia

Dopo eccessivo stress ripetuto, come quello che avviene durante la corsa, si vanno a creare delle micro-lesioni a livello osseo, che nella normalità andrebbero fisiologicamente incontro ad una guarigione nelle ore successive; le lesioni ossee da stress vere e proprie si formano quando si rompe questo fisiologico equilibrio fra la formazione di micro-lesioni e la loro risoluzione. L’accumulo di micro-lesioni non guarite e il rischio che si sviluppi una lesione ossea da stress dipendono sia dal carico a cui viene sottoposto il tessuto osseo, sia dalla capacità del tessuto di resistere a tale carico.

Fattori che influenzano lo sviluppo di lesioni ossee da stress nei corridori:

  • Una sbagliata biomeccanica della corsa e un mal allineamento degli arti inferiori
  • Il sovra-allenamento: aumentare improvvisamente gli allenamenti o la distanza percorsa espone a maggior rischio di sviluppare una lesione da stress
  • La muscolatura debole o affaticata: i muscoli hanno il ruolo di assorbire e attenuare le forze che dal terreno vengono trasmesse allo scheletro durante la corsa; quando la muscolatura è indebolita o affaticata questa capacità può venire a meno
  • La superficie su cui si corre: si è sempre pensato che superfici più dure (es. asfalto) esponessero a maggior rischio di sviluppare lesioni ossee da stress rispetto a superfici più morbide (es. erba, gommato, sabbia). La letteratura scientifica non ha ancora confermato del tutto questa ipotesi, ma quello che si è visto è che cambiare repentinamente la superficie su cui si corre (es. passare dal treadmill all’asfalto, dall’asfalto alla sabbia) senza un adeguato periodo di acclimatamento può portare a sviluppare un infortunio da stress.
  • Le calzature e le suole: queste agiscono come filtri che teoricamente attenuano la forza di reazione del terreno e possono potenzialmente influenzare il movimento del piede e della caviglia.

Epidemiologia

Un valore compreso tra 1/3 e 2/3 dei corridori di lunga distanza agonisti ha una storia clinica di lesioni ossee da stress, ma il dato più preoccupante è la loro ricorrenza: la metà degli atleti di atletica e di fondo dichiara di averne sofferto più di una volta.

Metà delle lesioni ossee da stress dei corridori di lunga distanza avviene a livello della diafisi tibiale, l’altra metà ha sede a livello del femore, del perone, del calcagno, dei metatarsi e dei tarsi. Tuttavia, sono documentati anche casi di lesioni ossee da stress a livello della pelvi e del rachide lombare.

La localizzazione delle lesioni ossee da stress dipende dallo stile di corsa individuale e da come il singolo carica sul proprio scheletro; una diversa biomeccanica nella corsa determina quali ossa vengono maggiormente caricate. Ad esempio, i runner che corrono lunghe distanze caricano preferenzialmente sul retro-piede nell’impatto con il suolo, un pattern motorio che pone maggiormente sotto carico le ossa lunghe (tibia, femore, perone); è lì che troveremo la lesione ossea da stress. Al contrario, gli sprinter prediligono mantenere il carico sull’avampiede durante l’impatto con il suolo, determinando uno stress maggiore sulle ossa del piede, che è dove probabilmente troveremo le lesioni ossee da stress in questi runner.

Identificazione

Le lesioni ossee da stress si presentano con un graduale esordio di dolore durante l’attività (in questo caso, la corsa).

All’inizio il dolore viene descritto come di medio-bassa intensità, diffuso, che si presenta dopo un determinato tempo dall’inizio della corsa e avvertibile in un momento specifico del ciclo del passo. Il dolore non passa continuando a correre e a “scaldarsi”, cessa solo dopo essersi fermati e non è presente a riposo; per questo motivo viene spesso ignorato.

Se, pur avvertendo questi sintomi, il runner decide di continuare ad allenarsi, dolore può diventare più acuto, localizzato, presentarsi prima e persistere per più tempo una volta interrotta l’attività. A questo stadio si può cominciare ad avvertire fastidio anche solo camminando e la risposta infiammatoria determinerà la presenza del dolore anche a riposo o di notte. Il dolore sarà presente in un certo grado anche alla palpazione e occasionalmente troveremo anche arrossamento, gonfiore e aumentato calore della pelle.

L’imaging (radiografia, tac, scintigrafia o risonanza magnetica) è necessario per confermare l’ipotesi di una lesione ossea da stress.

La gestione delle lesioni da stress osseo

La gestione delle lesioni da stress osseo richiede un periodo di riposo dalle attività che causano il danno, per permettere al tessuto di guarire e evitare che la patologia si aggravi ulteriormente. Osservare un periodo di riposo dalla corsa può essere difficile per i corridori di lunga distanza che hanno obiettivi di allenamento e gare imminenti, tuttavia ignorare il dolore e continuare a correre può aggravare la lesione e portare a danni permanenti.

La durata di questa fase di riposo e modifica dell’attività dipende da individuo a individuo. Il dolore è utilizzato come principale guida in questa decisione; la persistenza del dolore durante o dopo la corsa indica che il sito osseo è caricato eccessivamente per il grado attuale di guarigione e che va modulato.

Il mantenimento del condizionamento fisico è importante per permettere un ritorno alla corsa privo di problematiche; per questo motivo, durante il periodo di riposo, il corridore dovrà eseguire attività quali ciclismo, nuoto o corsa in acqua per mantenere il proprio livello di fitness cardio-vascolare, a patto che queste siano svolte in assenza di dolore. È opportuno che il runner esegua anche esercizi di rinforzo e allungamento muscolare, per mantenere la forza e la flessibilità degli arti inferiori.

Dopo questa fase verrà fatto un graduale ritorno alla corsa, seguendo un programma di allenamento che sottoponga l’atleta a un carico appropriato, ovvero che non provochi i sintomi correlati alla lesione ossea da stress nè durante, né dopo l’attività. Nella gestione delle lesioni ossee da stress, l’uso di un programma di ritorno alla corsa graduale e strettamente guidato dal dolore permette al fisioterapista e all’atleta di facilitare la guarigione, con la certezza che non ci sia una progressione della patologia.

L’obiettivo è riportare l’atleta al suo livello pre-infortunio il prima possibile, identificando e modificando i possibili fattori di rischio di future lesioni ossee da stress.

La prevenzione

La prevenzione delle lesioni da stress osseo richiede una corretta tecnica di corsa e un adeguato allenamento. Una tecnica di corsa efficace e sicura prevede un appoggio del piede a terra morbido e un passo adeguato alla lunghezza delle gambe del corridore. Un allenamento adeguato prevede una graduale aumento del volume e dell’intensità della corsa, senza aumentare eccessivamente la distanza o la velocità. Inoltre, è importante indossare le scarpe da corsa giuste che offrono un adeguato supporto dell’arco plantare e ammortizzazione degli urti.

È importante ascoltare il proprio corpo e fermarsi se si sperimenta dolore o disagio durante la corsa.

Una corretta alimentazione e idratazione possono contribuire alla prevenzione delle lesioni da stress osseo. Studi scientifici hanno trovato una correlazione tra e le lesioni ossee da stress e bassi livelli di calcio e vitamina D, è quindi indispensabile per i runner assicurarsi di avere un’adeguata assunzione di questi elementi

La fisioterapia come strumento di guarigione e prevenzione

Nel caso di lesioni da stress osseo, la fisioterapia può essere utile per ridurre il dolore e accelerare la guarigione. Il fisioterapista può utilizzare una varietà di tecniche, come il massaggio, il rinforzo muscolare, lo stretching e la terapia manuale per aiutare il corridore a recuperare più velocemente. Il professionista sanitario può anche utilizzare strumenti come le onde d’urto, che utilizzano onde acustiche per stimolare la guarigione delle ossa.

Dopo un periodo di riposo, il corridore avrà bisogno di essere guidato al fine di riprendere l’allenamento in modo sicuro ed efficace; il fisioterapista svilupperà un piano di riabilitazione personalizzato in base al tipo di lesione, alla tecnica di corsa del corridore e agli obiettivi di allenamento.

Inoltre, la fisioterapia può essere utile nella prevenzione delle lesioni da stress osseo attraverso la valutazione della tecnica di corsa e la prescrizione di esercizi per migliorare la forza, la flessibilità e la stabilità delle gambe. Il fisioterapista può anche aiutare il corridore a identificare eventuali squilibri muscolari o difetti posturali che potrebbero contribuire allo sviluppo di lesioni da stress osseo e sviluppare un piano di esercizi per affrontarli.

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