Il concetto di equilibrio in psicologia e il significato del termine resilienza, un concetto che indica la capacità di fare fronte in maniera positiva ad eventi traumatici.
In biologia, l’equilibrio è il rapporto quantitativo costante che si stabilisce in un determinato ambiente tra i rappresentanti delle varie specie animali e vegetali, legati tra loro da relazioni antagonistiche o mutualistiche, che è condizione indispensabile della loro persistenza. La teoria degli equilibri intermittenti, teoria dell’evoluzione formulata da alcuni paleontologi, secondo la quale la storia degli organismi viventi non sarebbe caratterizzata (come per il darwinismo) da graduali modificazioni, ma dall’alternarsi di periodi di stasi evolutiva a periodi di diversificazione relativamente rapida, cosicché l’evoluzione procederebbe «a salti».
In filosofia, l’esperienza umana si svolge in un turbinìo di forze, fisiche e non fisiche. L’equilibrio è lo stato di ciò che, subendo queste forze, non subisce mutamenti; il senso di chi, subendo queste forze, resta padrone di sé.
Una metafora che utilizzo spesso in psicoterapia è quella del grattacielo. Sarà perché per tanti anni, lo studio al 7’ piano del grattacielo di Pinerolo, mi ha permesso di riflettere su questo aspetto.
L’equilibrio oscilla esattamente come oscilla il grattacielo, diversamente non potrebbe stare in piedi e reggere il peso dei 16 piani di cui è composto, oltre che la forza di gravità, oltre a venti, piogge e intemperie.
Alla luce di queste riflessioni, si può pensare ad un equilibrio psicofisico proiettato, dalla struttura di cemento armato ad un individuo.
A questo proposito, è importante considerare la resilienza (termine molto utilizzato e inflazionato in questo periodo storico).
In meccanica, si tratta della capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
In ecologia, e’ la velocità con cui una comunità biotica è in grado di ripristinare la sua stabilità se sottoposta a perturbazioni.
In psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di fare fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. La parola “resilienza” deriva dalla parola latina “resilire”, che letteralmente significa “saltare indietro”.
Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e persino a raggiungere mete importanti.
La resilienza e l’equilibrio viaggiano di pari passo, non posso esistere l’una senza l’altra. Un individuo in equilibro, sicuramente è resiliente, ha dovuto affrontare chissà quali profonde difficoltà che l’abbiano reso così forte da oscillare senza spezzarsi.
Il nostro corpo risponde agli eventi traumatici della vita. La nostra mente viaggia in contemporanea.
Già Ippocrate, nel 430 a.C. parla della teoria umorale e sostiene che il corpo umano sia composto da quattro sostanze che prendono il nome di “umori” e che devono essere mantenute in equilibrio tra esse. Quando l’equilibrio è perso, insorge la malattia, sia del corpo che dello spirito.
La dottrina umorale sta alla base della biologia e della patologia ippocratiche e sempre su di essa si basano i concetti di salute e malattia. Essa contraddistingue quattro umori: sangue, flegma, bile gialla e bile nera. Il primo proviene dal cuore, il secondo dal cervello, il terzo dal fegato e il quarto dalla milza.
Uno dei fondamenti della medicina ippocratica è il principio, chiamato in seguito da Galeno vis medicatrix naturae, o «forza curatrice naturale», che vede il corpo umano animato da una forza vitale tendente per natura a riequilibrare le disarmonie apportatrici di patologie. Secondo questa concezione, la malattiae la salute di una persona dipendono da circostanze insite nella persona stessa, non da agenti esterni o da superiori interventi divini. La via della guarigione consisterà pertanto nel limitarsi a stimolare questa forza innata, non nel sostituirsi ad essa: «la natura è il medico delle malattie, il medico deve solo seguirne gli insegnamenti».
In diversi passi delle opere di Ippocrate egli insiste sull’esigenza che il medico conduca una vita regolare e riservata, non speculi sulle malattie dei pazienti ma anzi li curi gratuitamente se bisognosi, stabilisca un legame di sincerità con i malati. Il testo più celebre che codifica l’etica medica è però il giuramento (ancor oggi in parte in uso), in cui vengono enumerati i princìpi fondamentali che deve seguire chi esercita questa professione: diffusione responsabile del sapere, impegno a favore della vita, senso del proprio limite, rettitudine e segreto professionale.
Il giuramento di Ippocrate, anche se non è ufficialmente riconosciuto per fisioterapisti, psicoterapeuti e dietisti, per quanto riguarda l’etica dello Studio Fisicamente, viene applicato in tutte le sue parti, anche se adeguato alle caratteristiche peculiari di ogni professionista sanitario che opera all’interno dello studio.
E a proposito di equilibrio, ogni operatore sanitario presente in studio, ha alle spalle un percorso psicoterapeutico individuale e/o di gruppo e la disponibilità da parte di un professionista esterno, in caso di necessità, in termini di supervisione professionale e personale.
Oltre ad una riunione mensile, tra tutti i professionisti dove si elaborano situazioni critiche, professionali e personali, sempre garantendo e mantenendo il segreto professionale nei confronti dei propri pazienti.